Alfa Romeo
Nicola Romeo nacque a S.Antimo, in provincia di Napoli, nel 1876 e si laureo in ingegneria nel 1900 facendo poi alcune esperienze all'estero, fino a che nel 1911 fondo la Societa in accomandita semplice "Ing. Nicola Romeo e Co." che fabbricava macchinari e materiali per l'industria mineraria.
Finita la guerra nel 1918 fu cambiato il nome della societa in "Societa Anonima Ing. Nicola Romeo e Co." e, nel contempo, vennero assorbite: le Officine Meccaniche di Saronno, le Officine Meccaniche Tabanelli di Roma e le Officine Ferroviarie Meridionali di Napoli. La nuova societa, rogata con atto costitutivo dal notaio Federico Guasti di Milano, il 3 febbraio 1918, aveva per oggetto "l'impianto e l'esercizio di industrie meccaniche, siderurgiche, agricole, minerarie, chimiche ed estrattive in genere, piu specialmente... per l'esercito, l'aviazione, la marina e l'agricoltura... motori a scoppio per qualsiasi applicazione; aerei automobili, locomotive e altri rotabili in genere".
Come tutte le altre aziende che avevano dedicato il periodo della guerra alla produzione aeronautica o di mezzi pesanti, anche la neonata societa si trovo ad affrontare non solo il problema della riconversione, ma anche tutti i problemi legati alla recessione economica e alla fine del periodo bellico. Riusci comunque a risolvere i propri problemi grazie all'aiuto del "Consorzio sovvenzioni sui valori industriali" e abbandonando sempre piu le produzioni aeronautiche per specializzarsi in autovetture, alcune delle quali conseguirono grandi successi sportivi. Negli anni '20 l'azienda fu coinvolta in un'altra crisi, questa volta pero legata alla Banca Italiana di Sconto che deteneva la maggior parte delle azioni, tanto che nel 1927 si penso addirittura di metterla in liquidazione. Ma ormai l'Alfa Romeo aveva acquistato rinomanza sia in Italia che all'estero, intessendo rapporti commerciali con vari paesi quali l'America, la Spagna, l'Inghilterra e altri ancora; questo impedi la chiusura di una societa cosi famosa nel mondo e che non aveva perso tutte le speranza di salvarsi, ma che sicuramente con una ristrutturazione avrebbe potuto risollevarsi.
La ristrutturazione non avvenne soltanto per opera dell'IRI, ma soprattutto grazie agli interventi del nuovo Direttore Generale Ing. Ugo Gobbato, entrato agli inizi degli anni '30, e che rimase fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale quando venne ucciso in circostanze non ancora chiarite.
Quindi eliminazione di alcuni dirigenti, ma non della manodopera, che doveva essere impiegata per altri scopi probabilmente perche in quel periodo si sentiva la necessita di avere piu operai specializzati che dirigenti, infatti la riduzione tocchera anche gli impiegati. Proprio riguardo a questi ultimi si legge che "per eventuali licenziamenti si dovra tenere conto sempre delle capacita tecniche particolari di ognuno, dello stato di famiglia e dell'appartenenza al Partito potendosi preventivamente addivenire ad una revisione di stipendi per adeguare i compensi alle mansioni svolte". Quindi cambiamenti drastici, licenziamenti, ma non avventatezza nelle scelte del Direttore Generale che comunque cercava di dare delle gratificazioni economiche piu adeguate al lavoro svolto. Attraverso lo studio di Norme generali, Ordini di servizio e comunicati si puo dedurre che nel 1934 l'organizzazione dell'azienda risultava cosi strutturata: Organizzazione dell'azienda
Dalla Segreteria dipendeva direttamente la gestione del personale, nel 1938 venne poi anche creato un distinto Comitato del Personale con il compito di definire le mansioni di tutti i dipendenti e la retribuzione, cosi come aveva proposto il Direttore Generale Ugo Gobbato. Inoltre altre mansioni venivano gestite dalla Segreteria Legale e Sindacale, e nel 1942 venne costituito un Centro di preparazione del personale comprendente corsi di specializzazione per ingegneri, periti industriali, apprendisti e operai, per finire nel 1944 a cui vennero affiancate anche attivita relative al dopolavoro. Le sorti dell'Alfa Romeo cominciavano, quindi, con l'intervento di Ugo Gobbato, a prendere una piega diversa, tanto che l'occupazione al Portello sali a 6000 operai, mentre nel 1938 si comincio a costruire un nuovo stabilimento a Pomigliano d'Arco (Napoli) ed il capitale venne notevolmente aumentato.
Ma anche quest'ultimo il 30 Maggio 1943 subi un attacco aereo che provoco la distruzione dello stabilimento e la morte di impiegati che al momento si trovavano sul luogo di lavoro. Effettivamente un piano di decentramento era gia in atto anche in questa zona infatti, per un accordo con la Regia Aeronautica, un reparto motori si trovava gia a Marigliano, ma gli altri reparti e uffici non erano ancora stati trasferiti perche i lavori nelle grotte di S.Rocco non erano stati terminati in tempo. Il piano prevedeva che circa 800 operai si sarebbero dovuti trasferire per iniziare la lavorazione della prima linea dell'officina motori, a questo doveva essere aggiunto un reparto produzione ausiliaria, e, cosi proponeva il Consiglio di Amministrazione nella persona di Ugo Gobbato, anche una parte del reparto presse e leghe leggere. Per tutti gli altri reparti o questi erano impossibili da trasportare o erano in corso accordi. E' interessante notare come tra mille disagi si noti comunque una voglia di continuare, di tenersi in vita; nonostante le distruzioni e i trasferimenti l'economia e l'azienda dovevano andare avanti anche se ormai sotto il giogo tedesco non erano piu in grado di prendere delle decisioni autonome. Infatti nel 1944 l'Alfa Romeo su pressioni delle autorita tedesche dovette unirsi dapprima in un Consorzio con l'Isotta Fraschini, a cui si aggiunsero poi anche le Officine Reggiane formando una societa denominata CARIM per la costruzione di alcune parti del motore Junkers. Anche questo puo dirsi un decentramento poiche tutti i macchinari erano stati trasferiti nelle grotte di Costozza sotto lo pseudonimo di Officine C, e si occupavano prevalentemente di aviazione ed in particolare della produzione di alberi motore.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, e dopo l'uccisione di Gobbato, le sorti della societa furono affidate a Pasquale Gallo; entrato prima come Commissario straordinario ne divenne poi Presidente, con il compito di "demilitarizzare" gli stabilimenti per essere di nuovo orientati verso la produzione di automobili e mezzi per il mercato civile. Nel 1946 l'Ing. Gallo informava il Consiglio d'Amministrazione che la vendita dei veicoli industriali si era mantenuta a buon livello, ma con una richiesta comunque troppo discontinua per poter portare l'Alfa Romeo ad un vero miglioramento economico.
Effettivamente lo stabilimento risultava importante per la produzione di leghe leggere (Duralfa) omologate dall'Aeronautica Militare, e non poteva essere accettato un totale distaccamento da Milano, ma anzi si chiedeva che venisse completata quella costruzione interrotta con l'inizio della guerra. L'azienda dimostrava comunque una grande volonta di riprendersi e di partecipare attivamente alla ricostruzione, per questo non lascio nulla di intentato, la sua produzione si oriento anche verso prodotti non tipici quali saracinesche, infissi, cucine elettriche e, nel contempo, gli operai cercavano anche di ricostruire gli stabilimenti distrutti del Portello, di riportare gli impianti decentrati alla base, riparando quelli danneggiati, cercando insomma di riportare l'Alfa Romeo ad uno stato prebellico.
La vera ripresa si ebbe pero solo negli anni '50 quando arrivo ai vertici dell'azienda Giuseppe Luraghi, gia Direttore Generale della Finmeccanica, il quale aveva capito che la motorizzazione era ormai diventata un fenomeno di massa e che quindi anche la produzione doveva adeguarsi producendo vetture di tipo medio e piu commerciabili. L'Alfa Romeo venne cosi a trovarsi in una situazione economica favorevole tanto che nel 1960 venne cominciata la costruzione di nuovi stabilimenti ad Arese, che entrarono in funzione nel 1963, dato che ormai il solo Portello risultava insufficiente a sostenere i nuovi carichi di lavoro (si passo dalle 6104 unita del 1955 alle 57870 del 1960).
Le ragioni che dettarono la riapertura dello stabilimento furono
sostanzialmente tre:
L'Alfasud, purtroppo, si trovo subito in serie difficolta finanziarie poiche da una parte non riusciva a rispondere pienamente alle richieste del mercato, mentre dall'altra si trovava a dover affrontare non solo la crisi energetica, ma una piu generale che comprese tutto il mondo dell'industrializzazione negli anni '70. Si trovo quindi a dover riesaminare tutti i preventivi fatti precedentemente e che ormai non trovavano piu riscontro nella nuova realta economica, in piu doveva risolvere problemi interni causati dagli operai e dalle maestranze derivati dal disaccordo tra quelli arrivati dal nord e i nuovi assunti del sud.
Nel 1972 Luraghi lasciava l'Alfa Romeo e questa si trovo ad
affrontare un lungo periodo di transizione, coincidente con le massicce rivendicazioni
sindacali e operaie che caratterizzarono gli anni '70, fino all'arrivo nel 1978 di Ettore
Masaccesi il quale attuo una nuova ristrutturazione, la seconda dopo quella La ristrutturazione interna prevedeva il risanamento finanziario e il rifacimento degli obiettivi che dovevano essere piu rispondenti alla realta; in pratica un'organizzazione non piu orientata verso la tecnica, ma verso il mercato sviluppando sia le funzioni finanziarie che il Controllo di Gestione e la Direzione Commerciale. L'Alfa Romeo non riusci piu a seguire il processo di crescita che aveva conosciuto con Luraghi, anche la Joint Venture con la casa automobilistica giapponese Nissan (AR.N.A), per la produzione di una nuova vettura, non dette i risultati sperati e nel 1986 la Finmeccanica la cedette al gruppo FIAT che la concentro insieme con Lancia in un nuovo raggruppamento denominato "Alfa Lancia S.p.A.", divenuto operativo nel 1987. (12,13)
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